Amo la street art. Sì, la amo davvero in maniera incondizionata. Potrei stare qui ore a disquisire sul significato di questo termine, sul labile confine tra vandalismo e arte, e così via. Prima o poi lo farò, ma non è questa l’occasione.
Ho avuto modo di girare numerosi posti dove la street art ha impresso il suo marchio in maniera determinante, come per esempio la città di Berlino, o come altre capitali europee significative in questo ambito quali Parigi e Londra. In tutti questi luoghi ho trovato un numero incredibile di muri che parlavano, che raccontavano un pensiero o una storia.
E ogni volta che rientravo a Milano, sull’aereo-treno-autobus che mi riportava a casa, mi perdevo nei pensieri di quanto mi sarebbe piaciuto vedere la mia città sempre più caratterizzata dalla street art.
Ma era sostanzialmente un pensiero in parte sbagliato, perché la città meneghina è già piuttosto ricca di arte di strada. Semplicemente va cercata. Quando si va all’estero, o comunque in un posto che si vuole visitare, ci informiamo meticolosamente su tutto quello che vogliamo vedere, su come raggiungere determinati luoghi. Nella città in cui viviamo invece spesso accade il contrario, non facciamo questa ricerca e tendiamo a guardare solo ciò che ci passa davanti agli occhi nel corso della nostra vita quotidiana.
Ho cominciato quindi a girare sempre di più nei luoghi meno noti, nelle periferie, negli angoli nascosti dove spesso siamo solo di passaggio o non facciamo mai cadere l’occhio per trovare nuove opere e ascoltare la loro voce.
Per fare ciò l’ideale è utilizzare i mezzi di superficie, in particolare i tram. Infatti è stato proprio il 12 a farmi scoprire un angolo magico di Milano in zona Villapizzone.